Non è una notizia dell’ultima ora, e ci sono parecchie fonti, soprattutto in rete, riguardo alla possibilità che il teschio ritrovato durante i lavori di restauro nella Chiesa di Sant’Andrea a Melzo sia quello di Galeazzo Maria Sforza, fratello di Ludovico il Moro, assassinato il 26 dicembre del 1476 da congiurati che fecero in breve tempo una brutta, o anche bruttissima, fine.
Come lettura-visione raccomanderei una pagina del sito degli Amici di Sant’Andrea, nella quale molte immagini evidenziano alcuni misteri leonardeschi, facendo nascere una certa curiosità su questo luogo peraltro non difficile da raggiungere.
Ma la fonte che segnalo qui è forse un po’ insolita. Non si tratta di un libro di storia o arte, è invece l’ultimo capitolo di Turno di notte – Indagini, sfide e paure di una patologa forense, che Cristina Cattaneo ha dedicato qualche anno fa (attualmente il libro si trova in edizione economica) ad alcune considerazioni su casi di violenza in particolar modo notturni capitati all’attenzione del Labanof.
Curioso questo spostamento di attenzione dall’identificazione del colpevole a quella della vittima, per di più ad una distanza di tempo enorme, tale da rendere difficile raggiungere certezze assolute. Eppure gli indizi sembrano portare ad un risultato ragionevolmente plausibile (elevata compatibilità la possibile traduzione in stile medico-legale), grazie anche all’aiuto di personaggi inattesi nel mondo della medicina legale, e ancor più in quello della storia.
A proposito di ospiti, ho coinvolto anche la famiglia Visconti in questa storia, ma è solo questione di nomi…