Archive for the ‘storia’ Category

Sant’Ambrogio ai tempi di Manzoni

aprile 27, 2014

Nel dodicesimo capitolo dei Promessi Sposi Manzoni narra le vicissitudini di una celebre statua, aggiornata ai suoi tempi o quasi, dal momento che il santo benedicente di Luigi Scorzini è solitamente datato 1833.

santambrogio

Questo, dalla piazza, era già entrato nella strada corta e stretta di Pescheria vecchia, e di là, per quell’arco a sbieco, nella piazza de’ Mercanti. E lì eran ben pochi quelli che, nel passar davanti alla nicchia che taglia il mezzo della loggia dell’edifizio chiamato allora il collegio de’ dottori, non dessero un’occhiatina alla grande statua che vi campeggiava, a quel viso serio, burbero, accipigliato, e non dico abbastanza, di don Filippo II, che, anche dal marmo, imponeva un non so che di rispetto, e, con quel braccio teso, pareva che fosse lì per dire: ora vengo io, marmaglia.

Quella statua non c’è più, per un caso singolare. Circa cento settant’anni dopo quello che stiam raccontando, un giorno le fu cambiata la testa, le fu levato di mano lo scettro, e sostituito a questo un pugnale; e alla statua fu messo nome Marco Bruto. Così accomodata stette forse un par d’anni; ma, una mattina, certuni che non avevan simpatia con Marco Bruto, anzi dovevano avere con lui una ruggine segreta, gettarono una fune intorno alla statua, la tiraron giù, le fecero cento angherie; e, mutilata e ridotta a un torso informe, la strascicarono, con gli occhi in fuori, e con le lingue fuori, per le strade, e, quando furon stracchi bene, la ruzzolarono non so dove. Chi l’avesse detto a Andrea Biffi, quando la scolpiva !

 

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Ancora sant’Ambrogio

agosto 21, 2013

Stavolta con un racconto più lungo. Narra Pietro Verri nella sua Storia di Milano della missione affidata nel 1001 ad Arnolfo arcivescovo di Milano: ricercare agli augusti Costantino e Basilio la principessa Elena in isposa.

La missione non è di breve durata, e si conclude quando ormai è troppo tardi: Fu consegnata all’arcivescovo la sposa; ma giunto egli a Bari nel 1002 colla principessa, intese la morte seguita poco prima di Ottone Terzo, per cui Elena rimase vedova prima di conoscere lo sposo.

A quest’ambasciata sostenuta dal nostro arcivescovo Arnolfo siamo debitori del famoso serpente di bronzo, che tuttavia resta collocato sopra di una colonna in Sant’Ambrogio. Non è cosa nuova ne’ monarchi di premiare e ricompensare con donativi, il valore de’ quali non pregiudichi l’erario. Il serpente di bronzo fu donato dal tesoro di Costantinopoli, facendo credere al buon arcivescovo, che fosse il medesimo che Mosè innalzò nel deserto; e con questa bella antichità fu rimeritato della enorme spesa che fece.

Altre fonti e approfondimenti sulla  mancata sposa di Ottone III e nipote di Basilio II portano notizie un po’ diverse. In ogni caso, il serpente ancora oggi si trova nella basilica, su una colonna di marmo, destinato a restarci fino al giorno del giudizio, quando dovrebbe andarsene strisciando verso la valle di Giosofat; secondo altre leggende, peraltro deprecate già da Carlo Borromeo, il serpente di bronzo avrebbe il potere di guarire dai vermi e forse da altre malattie.

Altro oggetto di culto nella basilica è la cattedra arcivescovile marmorea o, sempre stando alla definizione di Pietro Verri, la sede vescovile marmorea nel coro, sulla quale ponendosi a sedere le donne incinte credevano di non poter correre più alcun rischio nel parto.

cattedra vescovile santambrogio milano

Gastone di Foix, Duca di Nemours

aprile 9, 2012

Nella sua Storia di Milano, al capo vigesimo primo, Pietro Verri ne descrive la fulminea carriera militare, quasi un tutt’uno con la vita:

Questo giovine eroe all’età di soli ventidue anni mostrò i talenti di un gran generale. Dal Milanese vola a soccorrere Bologna assediata da don Pietro di Navarra, e lo sorprende prima ch’egli abbia nemmeno notizia ch’ei marciasse a quella volta; lo pone in fuga, batte la retroguardia di lui, rende libera Bologna.

si presenta a Bergamo, e lo prende; si presenta a Brescia, e se ne rende padrone; e tutta questa maravigliosa serie di fatti si eseguisce in soli 29 giorni.

questa presa di Brescia servì di argomento al Sig. di Belloy per la tragedia che intitolò Gaston et Bayard

monumento gastone di foix

Dopo ch’ebbe di volo sottomesse le città di Bergamo e Brescia, il duca di Nemours Gastone di Foix passò per Milano; indi rapidamente marciò a Ravenna. E’ celebre la battaglia che vi si diè il giorno 11 di aprile, che in quell’anno fu il giorno di Pasqua, cioè quaranta giorni dopo la presa di Brescia; ed è notissima non meno la morte che vi trovò Gastone dopo di avere riportata una compiuta vittoria; né appartiene alla storia ch’io mi sono limitato a scrivere, la precisa narrazione di tai fatti.

Il Mausoleo Trivulzio

ottobre 1, 2011

Non sembra che Gian Giacomo Trivulzio abbia fatto complessivamente un gran bene a se stesso e a Milano, servendo fedelmente i francesi ed essendo ricambiato alquanto male dal re Francesco I, che gli mandò le sue scuse un filino in ritardo. Le considerazioni di Pietro Verri nella sua Storia di Milano sono severe: Trivulzio con la sua ambizione rovinò la patria, scaccionne i naturali suoi duchi, e la immerse nelle miserie che l’afflissero per più di un secolo. Egli non ha diritto veruno alla nostra riconoscenza.

mausoleo trivulzio

Comunque sia, nel corso di Porta Romana, in continuità con la chiesa di San Nazaro, o meglio, al posto della facciata di questa chiesa veramente ambrosiana, troviamo il mausoleo della famiglia, con le tombe collocate in alto, un caso direi piuttosto raro di megalomania. Sulla tomba del combattente, indubbiamente valoroso e fortunato, ma anche astuto al limite dell’imbroglio, una scritta commemorativa recita QVI NVNQUAM QVIEVIT HIC QVIESCIT: TACE, che si potrebbe rendere con approssimata sintesi chi mai dormì qui dorme: taci. Silenzio e rispetto accordiamo dunque, ma probabilmente non stima.

Galeazzo Maria Sforza a Melzo

agosto 9, 2011

Non è una notizia dell’ultima ora, e ci sono parecchie fonti, soprattutto in rete, riguardo alla possibilità che il teschio ritrovato durante i lavori di restauro nella Chiesa di Sant’Andrea a Melzo sia quello di Galeazzo Maria Sforza, fratello di Ludovico il Moro, assassinato il 26 dicembre del 1476 da congiurati che fecero in breve tempo una brutta, o anche bruttissima, fine.

Come lettura-visione raccomanderei una pagina del sito degli Amici di Sant’Andrea, nella quale molte immagini evidenziano alcuni misteri leonardeschi, facendo nascere una certa curiosità su questo luogo peraltro non difficile da raggiungere.

Ma la fonte che segnalo qui è forse un po’ insolita. Non si tratta di un libro di storia o arte, è invece l’ultimo capitolo di Turno di notte – Indagini, sfide e paure di una patologa forense, che Cristina Cattaneo ha dedicato qualche anno fa (attualmente il libro si trova in edizione economica) ad alcune considerazioni su casi di violenza in particolar modo notturni capitati all’attenzione del Labanof.

Curioso questo spostamento di attenzione dall’identificazione del colpevole a quella della vittima, per di più ad una distanza di tempo enorme, tale da rendere difficile raggiungere certezze assolute. Eppure gli indizi sembrano portare ad un risultato ragionevolmente plausibile (elevata compatibilità  la possibile traduzione in stile medico-legale), grazie anche all’aiuto di personaggi inattesi nel mondo della medicina legale, e ancor più in quello della storia.

A proposito di ospiti, ho coinvolto anche la famiglia Visconti in questa storia, ma è solo questione di nomi…

il 29 maggio e altre date

marzo 8, 2011

Nel capo decimoprimo della sua Storia di Milano Pietro Verri si lascia andare a una piccola polemica sui festeggiamenti del 21 febbraio. Di che data si tratta?

Stando al racconto dello stesso storico milanese, quel giorno, nel 1339, fu vinta dalle truppe di Azone Visconti una sanguinosa battaglia contro un oscuro cugino ribelle, Lodrisio Visconti. La durezza della battaglia fece nascere nuove leggende, tra le quali non manca l’aiuto di Ambrogio, patrono di Milano, apparso miracolosamente sul campo di battaglia a cavallo con tanto di staffile.

Secondo il Verri, le immagini del patrono di Milano armato sono tutte successive al 1339, e il malinteso si estende alla sconfitta degli ariani, che invece Ambrogio avrebbe combattuto semplicemente con tolleranza, carità, esempio e preghiere.

La potenza della casata viscontea avrebbe però resa importante questo anniversario, anche nelle monete, a scapito di un’altra data importante quale quella del 29 maggio, che avrebbe meritato, ai tempo, celebrità maggiore, proprio per via del suo significato. Ma la fortuna ha molta parte nel distribuire la celebrità.