- Cupola e due lunette al tramonti
- Dettaglio delle decorazioni
- La cupola dopo il tramonto
Tomba di Giuseppe Mengoni, Milano, Cimitero Monumentale
Stavolta con un racconto più lungo. Narra Pietro Verri nella sua Storia di Milano della missione affidata nel 1001 ad Arnolfo arcivescovo di Milano: ricercare agli augusti Costantino e Basilio la principessa Elena in isposa.
La missione non è di breve durata, e si conclude quando ormai è troppo tardi: Fu consegnata all’arcivescovo la sposa; ma giunto egli a Bari nel 1002 colla principessa, intese la morte seguita poco prima di Ottone Terzo, per cui Elena rimase vedova prima di conoscere lo sposo.
A quest’ambasciata sostenuta dal nostro arcivescovo Arnolfo siamo debitori del famoso serpente di bronzo, che tuttavia resta collocato sopra di una colonna in Sant’Ambrogio. Non è cosa nuova ne’ monarchi di premiare e ricompensare con donativi, il valore de’ quali non pregiudichi l’erario. Il serpente di bronzo fu donato dal tesoro di Costantinopoli, facendo credere al buon arcivescovo, che fosse il medesimo che Mosè innalzò nel deserto; e con questa bella antichità fu rimeritato della enorme spesa che fece.
Altre fonti e approfondimenti sulla mancata sposa di Ottone III e nipote di Basilio II portano notizie un po’ diverse. In ogni caso, il serpente ancora oggi si trova nella basilica, su una colonna di marmo, destinato a restarci fino al giorno del giudizio, quando dovrebbe andarsene strisciando verso la valle di Giosofat; secondo altre leggende, peraltro deprecate già da Carlo Borromeo, il serpente di bronzo avrebbe il potere di guarire dai vermi e forse da altre malattie.
Altro oggetto di culto nella basilica è la cattedra arcivescovile marmorea o, sempre stando alla definizione di Pietro Verri, la sede vescovile marmorea nel coro, sulla quale ponendosi a sedere le donne incinte credevano di non poter correre più alcun rischio nel parto.
A poca distanza dalla Basilica di San Simpliciano, un altro importante manufatto è il coro ligneo di San Marco, finanziato da Tommaso Marino, o forse dai suoi eredi, dal momento che il banchiere aveva deciso di farsi seppellire nell’importante chiesa milanese forse ben prima di sperimentare la scarsa affidabilità della Corona spagnola
Curiosamente o forse no, si trovano spesso parti di monumenti funerari all’interno di altri monumenti, come questa lapide di Caius Vettius accompagnato dai familiari; la copia sta sugli archi di Porta Nuova in fondo a via Manzoni, gli originali al Museo Archeologico in Corso Magenta.
Ravanando in rete alla ricerca di immagini, dettagli e pettegolezzi vari ho trovato una ricchissima galleria fotografica con parecchie immagini, per l’appunto, del Museo Archeologico. Siccome sono di qualche anno fa, si possono confrontare alcuni allestimenti (come il gioiello longobardo, una fibbia che oggi è emblema della nuova Sezione Altomedievale), e rivedere alcuni dettagli del masso di Borno, che da qualche anno è tornato a casa.
Tra parentesi, mi pare che nelle varie menzioni Wiki ci scappi una i di troppo, andando avanti così si finisce in Valtellina. Altro elemento oggi ricorrente, il ritratto del Tetrarca, forse più riconoscibile a distanza che non in primo piano.
Il grandioso (ma raccolto) stile di questo possente edificio può talvolta far riflettere i milanesi e magari rallentarne leggermente il passo nel corso di Porta Orientale, anche se l’arrivo dell’IMU probabilmente riduce l’invidia per tutta quella roba…
Notizie interessanti anche sul sito web, sia pure con qualche disattenzione specie grammaticale.