Per chi farà in questi giorni un giro a Villa Litta di Lainate, o per chi ci andrà nei prossimi mesi, una segnalazione piuttosto originale sul presunto avvistamento di un illustre fantasma a Bombardone. Gli avvenimenti, veri o presunti che siano, risalgono agli anni ottanta del ventesimo secolo; non ho potuto verificarli, e vanno sotto il titolo Cronache di Bassavilla 81. Buona lettura.
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Ancora sant’Ambrogio
agosto 21, 2013Stavolta con un racconto più lungo. Narra Pietro Verri nella sua Storia di Milano della missione affidata nel 1001 ad Arnolfo arcivescovo di Milano: ricercare agli augusti Costantino e Basilio la principessa Elena in isposa.
La missione non è di breve durata, e si conclude quando ormai è troppo tardi: Fu consegnata all’arcivescovo la sposa; ma giunto egli a Bari nel 1002 colla principessa, intese la morte seguita poco prima di Ottone Terzo, per cui Elena rimase vedova prima di conoscere lo sposo.
A quest’ambasciata sostenuta dal nostro arcivescovo Arnolfo siamo debitori del famoso serpente di bronzo, che tuttavia resta collocato sopra di una colonna in Sant’Ambrogio. Non è cosa nuova ne’ monarchi di premiare e ricompensare con donativi, il valore de’ quali non pregiudichi l’erario. Il serpente di bronzo fu donato dal tesoro di Costantinopoli, facendo credere al buon arcivescovo, che fosse il medesimo che Mosè innalzò nel deserto; e con questa bella antichità fu rimeritato della enorme spesa che fece.
Altre fonti e approfondimenti sulla mancata sposa di Ottone III e nipote di Basilio II portano notizie un po’ diverse. In ogni caso, il serpente ancora oggi si trova nella basilica, su una colonna di marmo, destinato a restarci fino al giorno del giudizio, quando dovrebbe andarsene strisciando verso la valle di Giosofat; secondo altre leggende, peraltro deprecate già da Carlo Borromeo, il serpente di bronzo avrebbe il potere di guarire dai vermi e forse da altre malattie.
Altro oggetto di culto nella basilica è la cattedra arcivescovile marmorea o, sempre stando alla definizione di Pietro Verri, la sede vescovile marmorea nel coro, sulla quale ponendosi a sedere le donne incinte credevano di non poter correre più alcun rischio nel parto.